VERSO LA CONTRATTAZIONE COLLETTIVA DI PIANO
Aspetti evolutivi nelle relazioni
fra il movimento sindacale
e la pianificazione

 

di Franco Archibugi

Centro di Studi e Piani Economici - 1979

 

 

In corrispondenza dell’andamento e della crisi negli ultimi due decenni del capitalismo occidentale si sono registrate delle trasformazioni sostanziali nelle politiche nelle politiche contrattuali del movimento sindacale. Negli anni cinquanta con la ricostruzione e lo sviluppo delle economie industriali, in un modo o nell’altro, il movimento sindacale si concentrò nel rafforzare (e talora – come in Italia - addirittura nel costituire) lo strumento contrattuale, che gli assicurasse ‘voce in capitolo’ nei processi di decisione della politica economica. Negli anni sessanta, il movimento sindacale ha talora promosso, ma poi anche contestato il tipo di esperienza di programmazione economica tentata, ove più ove meno, in tutti i paesi dell’Europa occidentale. Nel primo scorcio degli anni settanta il movimento sindacale si è trovato dinnanzi al fallimento delle esperienze e delle speranze di programmazione economica, ricacciato in un ruolo di difesa tradizionale ad oltranza del potere contrattuale e alla ricerca affannosa di un alternativa.
Gli scritti raccolti come capitoli di questo volume costituiscono come dei ‘flash- back’ di questa evoluzione e sono u tentativo, non organico, ma coerente, di riflettere criticamente i risvolti e le implicazioni di mutamento strutturale nela evoluzione stessa.
Essi sono preceduti da un saggio introduttivo che vuole fare il puntoattuale di questa evoluzione e tentarne una interpretazione complessiva nel senso sopra detto. Questo saggio dovrebbe costituire la chiave di lettura di tutti gli altri saggi precedenti qui ripubblicati ed è posto come parte introduttiva all’intero volume.
La parte prima costituisce invece una serie di scritti che – come si è detto – costituiscono dei contributi di chi scrive sul tema dell’evoluzione della contrattazione collettiva (in rapporto al processo di trasformazione delle società industriali e ai bisogni di programmazione), contributi elaborati in diverse occasioni e riflettenti il clima e i problemi degli anni cinquanta, e ciò nonostante ritenuti documenti assai attuali nell’iter evolutivo discusso nell’Introduzione.
La parte seconda costituisce una analoga riedizione di contributi che presentano gli stessi caratteri di attualità, ma relativamente al ruolo che nell’iter evolutivo ha avuto l’esperienza di programmazione negli anni sessanta e settanta del secolo scorso.
F.A.
Dicembre 1979.

 

SOMMARIO

 

Premessa


Introduzione

1. La contrattazione collettiva nella prospettiva degli anni ’80 [1979][1]
1. Dalla crisi della programmazione capitalistica alla crisi del sistema
2. Contrattazione collettiva e programmazione
3. Verso la contrattazione collettiva di piano
4. Il nuovo ‘doppio modello’ di contrattazione di politica economica
5. Resistenze diverse all’assunzione del ‘doppio livello’
6. Il ‘doppio modello’ e il ruolo del sindacato autonomo

Parte prima: L’emergenza del problema negli anni cinquanta

2. Panorama delle relazioni industriali nell’epoca dell’automatismo [1956][2]
I. Introduzione
1. Una nuova ‘rivoluzione industriale’?
2. La tecnologia e le ‘relazioni industriali’: metodo d’impostazione del loro rapporto
3. La diminuzione della popolazione industriale
4. I cambiamenti qualitativi investono lostudio medesimo delle relazioni industriali
II. La condizione dell’uomo al lavoro
5. La sostituzione parziale o integrale del lavoro operatico
6. La decisiva tendenza verso la qualificazione del lavoro
7. La nuova consapevolezza del procedimento del lavoro
8. Il decentramento e la diffusione delle responsabilità aziendale e dei poteri decisionali
9. Le relazioni funzionali e gerarchiche nell’azienda
III. Il rapporto contrattuale di lavoro
10. La tendenza alla professionalizzatone del rapporto di lavoro
11. La rigidità dell’impiego del lavoro e la durata del lavoro
12. La rigidità dell’impiego del lavoro e le forme di pagamento
13. La garanzia temporale del reddito dei lavoratori
14. Il tramonto della remunerazione a rendimento
15. I nuovi metodi di controllo e di misurazione del lavoro
16. le nuove forma di determinazione della qualità del lavoro
17. La determinazione razionale della determinazione a tempo.
18. Il declino del ‘mercato del lavoro’ come fattore della determinazione del prezzo del lavoro
19. Dal rapporto contrattuale-mercantile al rapporto funzionale-professionale
20. Le nuove forme di distribuzione del reddito di impresa.
21. La contrattazione sulla mobilità del lavoro
IV. L’associazione sindacale
22. Cambiamenti nel numero e nelle dimensione delle unità contrattuali 23. Nuove forme di lealismo sindacale<
24. La democratizzazione del potere sindacale
25. La sindacalizzazione delle professioni
26. L’influsso sui caratteri generali del ‘movmento operaio’
V. Conclusioni
27. Le relazioni di lavoro fuori dell’industria

3. Tendenze di fondo della contrattazione collettiva nei paesi occidentali[3]
I. La ricerca di un tema dominante nel Convegno
1. Il ‘livello’contrattuale come tema dominante
2. La discussione critica sul ‘livello contrattuale’
3. Il superamento in sede di studio delle abitudini contrattuali
II. Constatazioni e commenti sulla divergenza dei sistemi contrattuali europei ed americani
1. Il dato dell’esperienza contrattuale francese
2. Il dato dell’esperienza contrattuale britannica
3. Il dato dell’esperienza contrattuale in Germania ed in Italia
4. Il dato dell’esperienza contrattuale in altri paesi europei
5. Il dato dell’esperienza contrattuale americana
6. Insufficienza di alcune spiegazioni sull differenze nei dati dell’esperienza europea e americana
III. Tentativo di interpretazione uniforme della divergenza dei sistemi di contrattazione collettiva
1. L’evoluzione nelle condizioni del mercato del lavoro dalla prima alla seconda fase della meccanizzazione industriale
2. La tendenza tradizionale verso la centralizzazione della contrattazione collettiva
3. I differenti modelli nazionali della tendenza tradizionale
4. I rapporti di forza nella seconda fase della meccanizzazione industriale
IV. Tentativo di individuazione di alcune tendenze generali comuni ai diversi sistemi di contrattazione collettiva
1. I rapporti di forza nell’ultima fase dela meccanizzazione industriale
2. L’inversione dei rapporti di forza e la nuova tendenza verso la centralizzazione
3. La contrattazione collettiva di fronte alla trasformazione della natura e dei fini dell’intervento pubblico nell’economia
4. La nuova tendenza verso la contrattazione con il potere politico di pianificazione
V. Conclusioni
VI. Postilla bibliografica

4. Pianificazione economica e contrattazione collettiva [1957][4]
I. Lo schema teorico dei rapporti tra pianificazione e contrattazione collettiva
1. I limiti della discussione sui rapporti fra pianificazione e contrattazione collettiva
2. Tendenze generali nel rapporto tra pianificazione e contrattazione collettiva
3. Modelli di rapporto tra pianificazione e contrattazione collettiva
II.- Pianificazione e contrattazione collettiva nelle condizioni ambientali italiane
4.La contradizioni oggettive della situazione italiana
5. La debolezza del sistema contrattuale italiano
6. Le conseguenze economiche dell’azione contrattuale a livello nazionale
7. Le conseguenze economiche di una dinamica contrattuale differenziata
8. L’esigenza di un rafforzamento del potere contrattuale anche ai fini dell’efficienza della pianificazione
9. L’azione contrattuale differenziata come strumento di una politica di sviluppo
10. L’azione contrattuale differenziata e la stabilità monetaria
III. Lineamenti di una politica di conciliazione fra pianificazione e contrattazione collettiva
11. La natura degli impegni del sindacato per incrementare il risparmio dei lavoratori
12. Il rafforzamento della contrattazione collettiva e le prospettive di piana occupazione
13. L’aumento, e non la diminuzione, delle responsabilità contrattuali favorisce una politica di sviluppo
14. Le forma tecniche per un controllo sindacale del risparmio collettivo dei lavoratori
15. L’asociazione funzionale del potere di pianificazione con il potere contrattuale
16. Conclusioni

Parte seconda: La configurazione di una programmazione dei redditi

5. Criteri di una politica dei redditi conforme agli obiettivi di programmazione[5]
1. Richiamo ai principi generali di una politica dei redditi
2. La politica dei redditi e gli squilibri strutturali
3. I problemi della politica dei redditi che nascono dall’obbiettivo di eliminazione degli squilibri
4. Quattro casi di applicazione della regola dei redditi
5. Regole salariali e politiche di qualificazione del lavoro
6. Regole di redditi e incentivi agli investimenti produttivistici 7. Regole sul comportamento dei prezzi
8. Cenni sull’uso dello strumento fiscale
9. L’uso dello strumento contrattuale
10. La politica dei redditi deve essere ‘amministrata’

6. Riforme di struttura e azione sindacale[6]
1. La saldatura fra azione contrattuale e riforme sociali
2. In che cosa consiste la struttura sociale da riformare?
3. Senza pianificazione l’azione sindacale è meno che ‘riformistica’: è conservatrice 4. Una strategia sindacale per la pianificazione
5. Una proposta organica del sindacato per la pianificazione
6. Il modello cui aspirare la costruzione di una proposta sindacale
7. Ogni esempio di modello alternativo implica la pianificazione
8. La pianificazione è il solo strumento di trasformazione delle strutture sociali

7. Il compito dei sindacati in regime di pianificazione[7]
1. L’estensione del meccanismo di contrattazione
2. Il meccanismo di pianificazione non rappresenta solo un aumento di potere per l’autorità centrale, ma semmai l’opposto
3. L’interesse dei gruppi più deboli (governi locali, sindacati, etc.) non solo allo sviluppo della pianificazione governativa, ma anche a quello della loro stessa attività
4. Le sfere autonome ei pianificazione del governo e del sindacato
5. Contrattazione collettiva ‘di mercato’ e contrattazione collettiva ‘di piano’
6. Caratteristiche fondamentali di un ‘Quadro’ di riferimento dei redditi salariali e non salariali o ‘piano dei redditi’.
7. Riferimenti bibliografici essenziali

8. Partecipazione e auto gestione nel processo di pianificazione[8]
1. Il risveglio dell’autogestione
2. Il nodo dei rapporti tra i diversi livelli di partecipazione
3. Implicazioni per una strategia sindacale
4. Condizionamento storico-economico della strategia sindacale
5. Conclusioni

Note:
[1] Relazione svolta nel settembre 1978 ad un Seminario di dirigenti sindacali del Centro studi di Firenze (CISL), e da intendersi come ‘chiave di lettura’ di tutti gli altri scritti qui raccolti.
[2] Questo ampio studio è stato preparato su contratto del Consiglio Nazionale delle Ricerche, per il Convegno promosso dallo stesso CNR Problemi dell’automatismo Milano 8-13 Aprile 1956 (pubblicato negli atti del Convegno , CNR, Roma, 1957).
[3] Relazione generale svolta su richiesta dell’OECE-AEP a Berlino-Ovest a conclusione di una Seminario internazionale promosso dalla stessa OECE nel giugno 1957. In italiano tale relazione è stata già pubblicata insieme a tutte le altre relazioni presentate al Seminario nel N.3 dei ‘Quaderni di studi e documentazione’ , a cura dell’Ufficio Studi della CISL (Roma 1959) e nel Numero .... della rivista ‘Politica sindcale’.
[4] Questo è uno studio già pubblicato nel 1957 (A.XIII, N.6) in “Studi Economici”, rivista della Facoltà di Economia dell’Università di Napoli . Lo studio è basato su una Relazione svolta al ‘Congresso sulle iniziative nazionali e locali per la piena occupazione’ (Palermo 1-3-Novembre, 1957 ) promosso da Danilo Dolci. Ripubblicato nel volume degli atti del Congresso, a cura di D.Dolci, Una politica per la piena occupazione, Torino, Einaudi, 1958).
[5] Questo saggio è stato già pubblicato nel volume di vari saggi, a cura di Franco Archibugi e Francesco Forte, Politica dei redditi e pianificazione , Etas-Kompass, Milano 1969 (Collana del Centro di studi e piani economici).
[6] Questo saggio riproduce un intervento estemporaneo in una Tavola Rotonda organizzata a Roma, nel 1970, dall’ISRIL (Istituto di studi per le relazioni industriali e del lavoro), e già riprodotto nei ‘Quaderni ISRIL’ (Luglio-Settembre 1970).
[7] Anche questo saggio è stato già pubblicato nel volume sopra citato, a cura di Archibugi e Forte, Politica dei redditi e pianificazione. Esso riesuma una relazione svolta ad un Convegno delle ACLI, del Febbraio 1968, già pubblicata in ‘Quaderni di azione sociale’ (1968, N-7-8).
[8] Questo saggio riproduce un intervento svolto ad un Convegno della Fondazione Seveso (Milano 19- 21 Settembre 1977) sul tema: ‘La partecipazione dei lavoratori: cogestione e autogestione’ (Atti pubblicati da Edizioni Lavoro, Roma 1977).