LA DOMANDA DI PROGRAMMAZIONE

E IL SINDACATO

 

a cura di Franco Archibugi

Edizioni Lavoro - 1979

 

 

Nel 1977-78, i sindacati italiani, divisi da storie e ideologie, sembrarono ritrovare un sentimento di unità delle proprie politiche che fece ben sperare sul futuro di una unità di azione e forse riunificazione. Per di più sembrò che volessero trovare questo terreno di riunificazione, gestendo insieme una attività di ricerca di proposizione programmatica, attraverso la costituzione di un Centro comune di studi di programmazione da parte della Federazione Sindacale Unitaria (poi miseramente abbandonata) per  portare il sindacato dai tradizionali e obsoleti tavoli contrattuali tradizionali (sempre meno significativi in una società post-industriale) su tavoli nuovi, quelli della concertazione o semplicemente contrattazione di piano. Per tutto questo sarebbero stati necessari livelli di alta capacità dello Stato e dei suoi istituti specializzati a gestire le informazioni e gli studi su cui portare la negoziazione sociale, e ugualmente di alta capacità dei sindacati, padronali e dei lavoratori, ad avere le competenze e le conoscenze necessarie per sostenere tale negoziazione.

L’A. degli scritti raccolti in questo pamphlet , già da giovane storicamente impegnato ad assistere i sindacati democratici italiani nelle loro attività di studio e di formazione, fu richiamato a partecipare – almeno a lui così sembrò - al nuovo sforzo, e ne nacquero alcuni scritti qui raccolti, e intitolati come “domanda” del sindacato ai poteri pubblici di una nuova “Programmazione”, da portare al tavolo dei negoziati sociali.

Questa prospettiva di rinnovamento sia della politica economica tradizionale, che dell’azione sindacale, naufragò nelle secche del sopravvenuto “compromesso economico” in cui le sinistre (sostanzialmente rappresentate dal partito comunista e le destre (l’establishment politico economico) misero in piedi una sceneggiata di intesa su insignificanti e ingovernabili obiettivi e criteri di politica macro-economica, che costituiva la negazione di un vero ed efficace approccio programmatico e negoziale.