Nel 1977-78, i
sindacati italiani, divisi da storie e ideologie, sembrarono
ritrovare un sentimento di unità delle proprie politiche che fece
ben sperare sul futuro di una unità di azione e forse
riunificazione. Per di più sembrò che volessero trovare questo
terreno di riunificazione, gestendo insieme una attività di ricerca
di proposizione programmatica, attraverso la costituzione di un
Centro comune di studi di programmazione da parte della Federazione
Sindacale Unitaria (poi miseramente abbandonata) per portare il
sindacato dai tradizionali e obsoleti tavoli contrattuali
tradizionali (sempre meno significativi in una società
post-industriale) su tavoli nuovi, quelli della concertazione o
semplicemente contrattazione di piano. Per tutto questo sarebbero
stati necessari livelli di alta capacità dello Stato e dei suoi
istituti specializzati a gestire le informazioni e gli studi su cui
portare la negoziazione sociale, e ugualmente di alta capacità dei
sindacati, padronali e dei lavoratori, ad avere le competenze e le
conoscenze necessarie per sostenere tale negoziazione.
L’A. degli scritti
raccolti in questo pamphlet , già da giovane storicamente impegnato
ad assistere i sindacati democratici italiani nelle loro attività di
studio e di formazione, fu richiamato a partecipare – almeno a lui
così sembrò - al nuovo sforzo, e ne nacquero alcuni scritti qui
raccolti, e intitolati come “domanda” del sindacato ai poteri
pubblici di una nuova “Programmazione”, da portare al tavolo dei
negoziati sociali.
Questa prospettiva
di rinnovamento sia della politica economica tradizionale, che
dell’azione sindacale, naufragò nelle secche del sopravvenuto
“compromesso economico” in cui le sinistre (sostanzialmente
rappresentate dal partito comunista e le destre (l’establishment
politico economico) misero in piedi una sceneggiata di intesa su
insignificanti e ingovernabili obiettivi e criteri di politica
macro-economica, che costituiva la negazione di un vero
ed efficace approccio programmatico e negoziale.
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